Una Terra senza male, una casa da cui nessuno possa cacciarti, un lavoro giusto e dignitoso. Tierra, techo y trabajo, terra, casa, lavoro sono le 3T del Papa, da garantire a tutte e tutti.
Si è concluso lo scorso 5 novembre a Roma il terzo incontro mondiale dei movimenti popolari con Papa Francesco. Movimenti che rappresentano oggi una ricchezza di saperi e di pratiche enorme, per nulla marginali, che hanno come caratteristica l’informalità non per scelta ma come unica strategia disponibile per sopravvivere davanti all’impossibilità di entrare all’interno del settore “formale”.
Nel pomeriggio di sabato 5 novembre, anche Addiopizzo ha partecipato all’incontro con il pontefice, nell’aula Paolo VI gremita di migliaia di persone provenienti da 60 Paesi diversi, per ascoltare le sue parole.
Ecco uno dei passaggi per noi più significativi del discorso di Papa Francesco:
non lasciarsi imbrigliare, perché alcuni dicono: la cooperativa, la mensa, l’orto agroecologico, le microimprese, il progetto dei piani assistenziali… fin qui tutto bene. Finché vi mantenete nella casella delle “politiche sociali”, finché non mettete in discussione la politica economica o la politica con la maiuscola, vi si tollera. Quell’idea delle politiche sociali concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e tanto meno inserita in un progetto che riunisca i popoli, mi sembra a volte una specie di carro mascherato per contenere gli scarti del sistema. Quando voi, dal vostro attaccamento al territorio, dalla vostra realtà quotidiana, dal quartiere, dal locale, dalla organizzazione del lavoro comunitario, dai rapporti da persona a persona, osate mettere in discussione le “macrorelazioni”, quando strillate, quando gridate, quando pretendete di indicare al potere una impostazione più integrale, allora non ci si tollera, non ci si tollera più tanto perché state uscendo dalla casella, vi state mettendo sul terreno delle grandi decisioni che alcuni pretendono di monopolizzare in piccole caste. Così la democrazia si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività, va disincarnandosi perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la dignità, nella costruzione del suo destino.
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