La nostra riflessione pubblicata sulle pagine de la Repubblica Palermo, all’indomani della sentenza Panta Rei.
A Borgo Vecchio negli ultimi anni diversi commercianti, non ancora tanti per la verità, hanno trovato la forza e il coraggio di opporsi e liberarsi dal fenomeno delle estorsioni. E la sentenza di oggi con le condanne inflitte e i risarcimenti riconosciuti alle vittime, sono la conferma di un processo di cambiamento lungo, difficile, ma tracciato.
Collaborare dopo che si è stati convocati dalle forze dell’ordine, provenendo da quartieri come Borgo Vecchio, attraversati da profonde sacche di degrado sociale ed economico è tutt’altro che scontato.
Collaborare provenendo da un quartiere dove tutti si conoscono, in cui i parenti e gli amici di chi ti ha chiesto il pizzo li incontri per strada, in chiesa per la messa domenicale, al bancone del bar della piazza e a volte anche a scuola, perché i tuoi figli frequentano lo stesso istituto dei loro, è tutt’altro che semplice.
Collaborare e raccontare, come è accaduto per alcune delle vittime che abbiamo supportato, ulteriori episodi estorsivi non noti a magistrati e forze dell’ordine, è tutt’altro che banale. Collaborare in quartieri così difficili significa denunciare.
Fino a quando infatti diritti fondamentali come quelli al lavoro, alla casa e alla salute, rimarranno un miraggio per troppi, il vuoto ciclico creato da magistrati e forze dell’ordine continuerà ad essere inesorabilmente rioccupato da criminalità organizzata e illegalità diffusa: i principali ammortizzatori sociali che assicurano sopravvivenza dove c’è degrado e povertà.
Appena poche settimane fa la morte di una neonata a Palermo che viveva con la sua famiglia in quello che è stato definito un tugurio, mentre alcuni mesi fa la notizia di decine di persone che si facevano rompere le ossa per raccattare soldi con le frodi alle assicurazioni.
È uno spaccato di precarietà, miseria e degrado che attraversa quartieri di Palermo e a macchia di leopardo tutto il Paese. Una condizione dalla quale si genera, nonostante il lavoro prezioso di forze dell’ordine e magistrati, una percezione di sfiducia che porta a non avere in talune circostanze quel coraggio che occorre nel momento in cui bisogna fare scelte di opposizione a condizionamenti mafiosi.
Proprio per le difficoltà che vivono certi contesti, da anni riteniamo che non sia più sufficiente sostenere commercianti a denunciare se non si agisce per rimuovere le sacche di degrado sociale e di povertà che investono molte aree della città. Per queste ragioni da tempo operiamo anche con figli di famiglie che vivono situazioni tanto difficili quanto drammatiche.
Figli di chi non ha un lavoro e a volte nemmeno una casa, figli di chi non c’è perché sta pagando il suo conto alla giustizia. Figli di questa città. Una città che per molti versi è cambiata in meglio ma dove ancora c’è molto da fare.
RASSEGNA STAMPA
Le mani dei boss su pizzo, coca e frutti di mare. Palermo, altri 38 arresti: una donna al vertice
Livesicilia.it, 16/12/2015
Racket e droga, tutti gli affari dei boss: 38 in cella
Giornale di Sicilia, 17/12/2015
Di Stasio: Grazie ai commercianti che denunciano
Giornale di Sicilia, 10/11/2017
Poche parti civili, quando il coraggio non basta
Live Sicilia, 26/07/2018