Si sarebbero offerti, alla ripresa post-covid (a cavallo tra la fine del 2020 e inizio 2021), di ristrutturare il locale che un imprenditore stava per acquisire. In cambio della spinta iniziale, circa 13 mila euro per il pagamento degli operai e l’acquisto di una parte consistente dei materiali per i lavori, l’uomo avrebbe dovuto corrispondere un pagamento mensile di 500 euro. A vita. Così, grazie anche alla denuncia fatta lo scorso luglio all’associazione Addiopizzo, che ha messo in moto le indagini condotte dai carabinieri di Bagheria, a settembre il gip Lirio Conti ha disposto l’ordinanza con la quale sono finiti in manette per estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore e detenzione di armi, Filippo Cimilluca, 48 anni di Ciminna, Vito Pampinella, 64 anni di Caccamo, Antonio Baucina, 33 anni palermitano dello Zen (su cui pende la sola accusa di detenzione di armi), e una vecchia conoscenza di Cosa nostra, Salvatore Sal Catalano, 83 anni, tra i boss arrestati nell’operazione Pizza Connection, quando negli anni ’80 la mafia esportava eroina per miliardi di dollari negli Stati Uniti utilizzando una rete di pizzerie e ristoranti italiani. Dopo aver scontato una condanna di 25 anni in territorio americano, il padrino era rientrato a Ciminna nel 2016 dopo essere stato espulso dagli Usa e ora è finito nuovamente in carcere
Commerciante chiede aiuto ad Addiopizzo: 4 arresti a Ciminna
Il percorso di denuncia del commerciante vittima di estorsione della provincia di Palermo