Nella giornata di oggi dinanzi al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Palermo ci siamo costituiti parte civile assieme a due imprenditori che, con l’ausilio di Addiopizzo, si sono liberati dal fenomeno del racket delle estorsioni.
Si tratta del processo che riguarda il mandamento mafioso di Brancaccio-Ciaculli di Palermo e che vede imputati quindici soggetti, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi e favoreggiamento.
Le collaborazioni di chi si è opposto alle estorsioni si inseriscono in un territorio dove nel recente passato trentuno commercianti sono stati, invece, rinviati a giudizio per favoreggiamento, perché negando agli inquirenti di avere pagato la cosiddetta “messa a posto” a Cosa nostra hanno aiutato i mafiosi ad eludere le indagini.
Ma a fronte di queste condotte per le quali alcuni dei trentuno commercianti citati sono nuovamente a giudizio nel procedimento odierno, va oggi evidenziato che ci sono invece vittime che continuano a trovare la forza e il coraggio di denunciare anche in aree difficili come quella che ricade nel mandamento mafioso di Brancaccio.
Imprenditori che grazie a un percorso di ascolto e sostegno portato avanti assieme ad Addiopizzo, hanno maturato e consolidato la scelta di opporsi alle estorsioni e per questo raccontato i soprusi e le periodiche dazioni estorsive alle quali erano sottomessi da tempo.
Tuttavia se si vuole imprimere una svolta decisiva per superare fenomeni di criminalità organizzata ed estorsivi, occorre che la politica investa per risanare le profonde sacche di povertà e degrado che investono le sue periferie e che generano fenomeni di devianza e di illegalità diffusa.
Territori e quartieri dove diritti fondamentali come quello alla casa, al lavoro, all’istruzione e alla salute restano un miraggio per molti.
Non ci si può più affidare soltanto al lavoro di magistrati e forze dell’ordine, ma è necessario che chi governa e amministra crei un’alternativa sociale ed economica a Cosa nostra che nelle periferie, con le sue attività illecite, costituisce oramai un ammortizzatore sociale.