Ricordando Antonio, Pietro Vincenzo e Salvatore Spartà

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22 Gennaio 2024

La sera del 22 gennaio 1993 la mano mafiosa strappava alla vita Antonio Spartà e i suoi due figli Pietro Vincenzo e Salvatore, rispettivamente di 26 e 19 anni. Vennero uccisi a fucilate nel loro ovile a Randazzo (CT) per essersi rifiutati di pagare le estorsioni alla famiglia mafiosa del paese.
Gli Spartà avevano deciso di non piegarsi alla logica dell’omertà e per questa ragione un commando di diversi uomini ha sterminato la metà della famiglia Spartà.

Gli Sparta’ morirono per aver detto no al pagamento del pizzo e soprattutto per non essersi piegati alle “regole” della famiglia piu’ potente del paese, quella dei Sangani. I Sangani vennero condannati in Cassazione solo per associazione mafiosa, ma non per la strage compiuta. Fu la battaglia mediatica di Rita Spartà iniziata nel 1997 al “Maurizio Costanza Show”, ad accendere i riflettori dell’opinione pubblica sul suo dramma familiare, fino alla riapertura delle indagini nel 1999, avvenuta anche grazie al sostegno della Federazione antiracket di Tano Grasso. Per gli omicidi venne condannati i fratelli Oliviero e Salvatore Sangani condannati all’ergastolo che fu pero’ confermato dalla Cassazione solo per uno di loro.

La storia degli Spartà ci ricorda quanto fondamentale sia non abbassare mai la testa davanti alle logiche mafiose di sopraffazione e prevaricazione e quanto doveroso sia alzare la voce contro le ingiustizie e i crimini che, purtroppo, anche quotidianamente vengono commessi nelle nostre città e che tanto spesso ci fanno dire che “è meglio farsi i fatti propri”.

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