Il 10 marzo 1948, a Corleone, viene ucciso Placido Rizzotto, un esempio di lotta per la libertà, instancabile partigiano, socialista e sindacalista che si è battuto per i diritti dei braccianti siciliani contro latifondisti e mafiosi. Dopo l’esperienza partigiana che aprì la sua strada alla lotta politica, in Sicilia, a Corleone, divenne uno degli esponenti di spicco del partito socialista e poi segretario della Camera del lavoro. Si mise a fianco di contadini e braccianti agricoli contro il potere mafioso, pagando con la vita la sua sete di giustizia e libertà. Riuscì a strutturare il movimento contadino, smuovendo le coscienze e organizzando manifestazioni di rivendicazione e occupazioni di terre.
La sua lotta alla marginalità era intollerabile per il sistema di potere mafioso che aveva costruito sullo sfruttamento la sua forza ed il suo consenso.
La mafia corleonese guidata dal medico Michele Navarra, provò a fare pressione affinché desistesse ma non riuscì a piegare quel giovane coraggioso. Così, la notte del 10 marzo, Placido fu sequestrato da Luciano Leggio, Pasquale Criscione e Vincenzo Collura, barbaramente ucciso e gettato in una foiba profonda decine e decine di metri su Rocca Busambra.
Il processo nei loro confronti si chiuse il 30 dicembre del 1952 con la pronuncia della Corte d’Assise di Palermo che assolse tutti gli imputati per insufficienza di prove. L’assoluzione venne confermata anche dalla sentenza di appello dell’11 luglio 1959, che divenne definitiva il 26 maggio 1961, quando fu respinto il ricorso in Cassazione, proposto dal pubblico ministero. Nessuna giustizia per Placido RIzzotto nelle aule dei tribunali eppure compagni e familiari continueranno a lottare per la verità, riuscendo ad ottenere il ritrovamento dei resti ben 64 anni dopo.
Flai Cgil e Cgil Palermo oggi organizzano un evento a Corleone in suo onore in cui presenteranno anche il rapporto “Agromafie e Caporalato”, stilato dall’Osservatorio Placido Rizzotto. Qui tutti i dettagli.
↑ Photo credit: Mauro Biani