In ricordo della Strage di Portella Della Ginestra

da

1 Maggio 2022

A 75 anni dall’eccidio i mandanti non sono ancora stati individuati.

Il 1° maggio 1947 circa 2000 lavoratori e contadini di Piana degli Albanesi si erano riuniti nella piana di Portella della Ginestra per celebrare la festa dei lavoratori, festeggiare la vittoria del Fronte Popolare (l’alleanza PCI-PSI, che alle regionali del 20 aprile aveva vinto le elezioni) e manifestare contro il latifondismo e a favore dell’occupazione delle terre. Si tornava finalmente a festeggiare la festa dei lavoratori nella sua data originaria, spostata durante il regime fascista al 21 aprile (il «Natale di Roma»).
Dopo pochi minuti dall’inizio del discorso di Giacomo Schirò, segretario della sezione socialista, la banda di Salvatore Giuliano cominciò a sparare sui manifestanti. Inizialmente gli spari furono scambiati per i tradizionali mortaretti della festa.
Morirono 11 persone e 27 restarono gravemente ferite.
Fu subito indetto uno sciopero generale dalla CGIL, dove i latifondisti furono accusati della strage. Ettore Messana, ispettore capo di polizia in Sicilia, derubricò invece il fatto a un episodio di carattere locale. Il 2 maggio 1947 Mario Scelba, ministro dell’Interno della Dci, intervenne all’Assemblea Costituente e indicò Salvatore Giuliano e la sua banda come unici responsabili della strage. Nel 1948 Salvatore Giuliano scrisse una lettera al giornale L’Unità, in cui affermava lo scopo politico della strage e alludeva ai rapporti intrattenuti con noti esponenti politici, tra i quali figurava proprio Scelba. Molti esponenti della sua banda furono catturati. Il 5 luglio 1950 Giuliano venne ritrovato morto, in circostanze poco chiare.

 

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