Don Beppe Diana: la verità di un prete contro la camorra

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19 Marzo 2023

Ucciso il 19 marzo 1994 a Casal di Principe (vicino Aversa, in Campania), Don Beppe Diana è stato un parroco “scomodo” protagonista di molte denunce : le tangenti sugli appalti, il traffico illecito di droghe, gli scontri tra le organizzazioni criminali. La camorra l’ha ucciso perché lui serviva solo la Verità e non voleva lasciare nessuno indietro, soprattutto i giovani in mano alla criminalità. Con cinque colpi di pistola, nella sacrestia della chiesa di San Nicola, assassinato a soli trentasei anni mentre si accingeva a celebrare la messa.

Don Giuseppe conosciuto meglio come Peppe o Don Peppino, proveniva da una famiglia umile di coltivatori e dopo gli studi teologici, si laurea in Filosofia presso l’Università Federico II di Napoli. Entra nell’Agesci, divenendo caporeparto e poi si consacra sacerdote. Come Don Pino Puglisi, ha ben chiaro che il fronte più importante contro la criminalità organizzata sono i giovani. Va per le scuole, sta al loro fianco e li allontana dalle illusioni della camorra. Don Beppe scrive, parla e agisce anche per difendere gli sfruttati, gli ultimi, le vittime della prostituzione così come i migranti.

Senza paura affronta la criminalità organizzata proprio mentre imperversa il clan dei casalesi in Campania. In un suo documento afferma: “noi, Pastori delle Chiese della Campania, unitamente alle nostre Comunità cristiane, dobbiamo levare alta la voce della denuncia, e riproporre con forza e con nuove iniziative pastorali il progetto dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella verità”.

Dopo un processo di depistaggi, sono stati condannati all’ergastolo Nunzio De Falco, Mario Santoro e Francesco Piacenti, mentre Giuseppe Quadrano, autore materiale dell’assassinio, in seguito all’essersi consegnato alla polizia e all’aver iniziato a collaborare con la giustizia, è stato condannato a 14 anni.

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