Blitz antimafia nel mandamento di Brancaccio: 16 arresti. Dalle intercettazioni emergono cinquanta estorsioni a commercianti e imprenditori, nessuno ha denunciato.
Paura o contiguità culturale? È l’interrogativo che ci poniamo in occasione di certe operazioni di polizia, come l’ultima di quest’oggi della Direzione Distrettuale Antimafia, della Squadra Mobile e del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Palermo.
Ci sono aree della città, ad esempio Brancaccio, Roccella e Ciaculli, in cui il fenomeno delle estorsioni resta ancora presente e non pochi commercianti e imprenditori continuano a pagare, come se in questi anni non si fossero create le condizioni per scegliere di denunciare.
Se la paura di chi viene estorto può essere superata — come dimostrano le storie di centinaia di denunce maturate negli ultimi quindici anni a Palermo —, la contiguità e la condivisione di codici culturali tra una parte degli operatori economici e Cosa Nostra restano uno dei principali ostacoli allo sradicamento del fenomeno estorsivo. Relazioni e rapporti di scambio di favori, per i quali chi paga le estorsioni si rivolge al suo stesso taglieggiatore al fine di recuperare crediti, risolvere problemi di vicinato, scalzare concorrenti e dirimere controversie sindacali.
Forse, su certe aree, bisogna iniziare a ragionare su una riclassificazione delle tradizionali categorie di vittime ed estorsori, a tutela di chi cerca di stare sul mercato facendo molti sacrifici e rispettando le regole.