Il 15 settembre 1993, nel cuore del quartiere Brancaccio a Palermo, veniva spezzata la vita di Padre Pino Puglisi. Un prete che non aveva paura di stare in prima linea, impegnato a dare ai giovani del quartiere una via diversa da quella segnata dal crimine e dall’indifferenza.
Padre Pino, o semplicemente “3P”, come amava farsi chiamare, è stato brutalmente assassinato per mano mafiosa, ma il suo messaggio è più vivo che mai.
Oggi, a trentuno anni da quel tragico giorno, il suo ricordo resta fondamentale e incoraggia ad un impegno concreto. La sua missione era chiara: offrire ai bambini e ai ragazzi di Brancaccio un’alternativa concreta, basata sull’educazione e sull’impegno sociale.
Don Pino non si accontentava di parole e denunce. Credeva fermamente che la lotta contro la mafia richiedesse azioni tangibili, fatti concreti: “Credo a tutte le forme di studio, di approfondimento e di protesta contro la mafia. La mafiosità si nutre di una cultura e la diffonde: la cultura dell’illegalità. La cultura sottesa alla mafia è la svendita del valore della dignità umana. E i discorsi, la diffusione di una cultura diversa, sono di grande importanza. Ma dobbiamo stare molto attenti che non ci si fermi alle proteste, ai cortei, alle denunce. Se ci si ferma a questo, sono soltanto parole. Le parole vanno convalidate dai fatti.”
Nel 31° anniversario della sua morte condividiamo, all’interno della nostra rubrica Memoria e Impegno, il programma delle manifestazioni a cura del Centro di Accoglienza Padre Nostro.