Il 23 novembre di trent’anni fa, il boss Fifetto Cannella corse nel garage di vicolo Guarnaschelli, a Brancaccio, dove un commando era già riunito, in attesa della battuta: «U picciriddu è arrivato al maneggio di Villabate», disse. E partirono su due auto che avevano i lampeggianti, come quelli della polizia. Fu Salvatore Grigoli, il killer che due mesi prima aveva spara-to a don Pino Puglisi, a dire al pic-colo Giuseppe Di Matteo, il figlio dodicenne del collaboratore che stava svelando i segreti della strage di Capaci: «Siamo della prote-zione, dobbiamo portarti da tuo padre». E il bambino rispose: «Sì, sangu di me patri».
Le minacce in cantiere. Operai contro il pizzo: “Denunciamo per i nostri figli”
PALERMO – “Paura? Certo che ho paura, ma la voglia di dare un segnale alla nuove generazioni è più...