Lettera aperta pubblicata sul Giornale di Sicilia il 29 agosto 2008, diciassettesimo anniversario dell’uccisione di Libero Grassi.
La Corte d’Assise d’Appello di Palermo, nelle motivazioni della sentenza del processo Agate+45, ha scritto: “Libero Grassi ha pagato con la vita un biglietto di sola andata da un inferno di viltà – non suo, ma di buona parte di un popolo come quello siciliano che da troppo tempo subisce il ricatto mafioso – al paradiso che si vuole arrida agli eroi. E come eroe civile egli è stato celebrato; da morto. Ma vile rischia di apparire, suo malgrado, tutto un popolo che deve celebrare come eroe, e solo dopo che è stato ucciso, chi ha semplicemente uniformato la propria condotta ai doveri di cittadino probo e ai dettami della propria coscienza di uomo libero, trovando peraltro nella dignità del proprio lavoro la forza e la rabbia per ribellarsi alla prepotenza mafiosa”.
Non vogliamo più che il cammino degli uomini onesti sia percorso da solitari eroi, ma vi vogliamo partecipare rivendicando il diritto a una normale convivenza democratica. Riguardo al pizzo, l’esperienza sul campo ci insegna che questa si costruisce sulla base di una scelta chiara, e netta. È la scelta delle denunce, delle denunce collettive e dell’associazionismo antiracket.
Insieme all’associazione Libero Futuro, ad oggi, ci siamo costituiti parte civile in 16 processi, prestando assistenza legale gratuita a 64 imprenditori, ma soprattutto abbiamo accompagnato i titolari di 16 attività economiche agli uffici della polizia giudiziaria a sporgere denuncia e altri 28 a collaborare attivamente con gli inquirenti. In occasione dello storico incidente probatorio di luglio abbiamo supportato e garantito 18 commercianti sui 21 chiamati a deporre e riconoscere i propri estortori.
L’associazionismo antiracket e il consumo critico antipizzo sono diventati strumenti, pur migliorabili, di solidarietà perché esprimono la spinta verso un mercato veramente libero e responsabile. Riteniamo che le associazioni datoriali possano e debbano fare più del meritevole lavoro di informazione, sensibilizzazione e prevenzione visto fin qui. Associazioni di categoria di Palermo: andate per strada, dentro i cantieri, dentro i negozi, parlate con i vostri associati. Metteteli a conoscenza degli strumenti già a disposizione, e di quelli nuovi: metteteli in contatto con Libero Futuro. Potete moltiplicare esponenzialmente le denunce. Potete, quindi dovete.
Crediamo che nei processi ci si possa costituire parte civile anche contro gli operatori economici che hanno negato l’evidenza dell’estorsione subìta, preferendo l’accusa di favoreggiamento a Cosa nostra. Pensiamo che debbano farlo anche le associazioni di categoria, o che quanto meno si pronuncino al riguardo. Nelle motivazioni della sentenza di condanna contro gli estortori della Noce, Il Gup di Palermo Mario Conte scrive: “Va rilevato come il silenzio tenuto da alcuni imprenditori comporta indiscutibilmente un’esposizione maggiore per coloro che denunciano”.
A chi sta decidendo di negare, fino all’ultimo minuto utile bisogna offrire aiuto e sostegno per tornare sui propri passi, scegliendo la collaborazione. Chi nega di aver pagato il pizzo non solo commette un reato, ma espone pure gli imprenditori che denunciano.
Per affrontare alcuni di questi problemi strutturali abbiamo proposto delle clausole antiracket da introdurre nei bandi e nei contratti della pubblica amministrazione, più tardi approvate all’unanimità dal Consiglio Comunale. Il nostro principale impegno resta essere accanto a chi vuole denunciare per smettere di pagare per sempre, dalla strada sin dentro le aule di tribunale, dove speriamo presto di incontrare il Sindaco, presente in nome di tutta città come parte civile, faccia a faccia con i mafiosi, come cominciano a fare i commercianti e le associazioni che li rappresentano. Finora il Comune di Palermo non si è mai costituito contro estortori e mafiosi. Potrebbe cominciare con il maxi processo nato dalle operazioni “Addio pizzo 1,2,3 e 4” contro 70 imputati.
Finora ne abbiamo fatto una questione di resistenza. Ora dobbiamo credere e spenderci per la Liberazione. Possiamo diventare un vero popolo. Dipende dalla volontà di tutti noi. Dobbiamo riuscire a dare corpo e vita a parole come giustizia, libertà, democrazia. Possiamo, quindi dobbiamo farlo. Ora o forse mai più.
Comitato Addiopizzo