È stata confermata in appello, con delle lievi riduzioni di pena, la sentenza di primo grado del processo Resilienza in cui la maggior parte gli imputati accusati a vario titolo di estorsione, traffico di stupefacenti e riciclaggio sono stati condannati e dove alcuni commercianti e imprenditori avevano denunciato anche con l’ausilio del nostro movimento.
La sentenza conferma come per la prima volta il fenomeno della denuncia collettiva aveva visto coinvolto un cospicuo numero di commercianti e imprenditori nel quartiere Borgo Vecchio di Palermo.
Nel processo avevamo chiesto di costituirci parte civile, assieme ad alcune vittime che nei loro cantieri edili erano state oggetto di diversi tentativi di estorsione. È stato grazie a un percorso di ascolto e sostegno portato avanti assieme alle vittime, in sinergia con magistrati e carabinieri, che è maturata la scelta di chi si è opposto e non si è piegato alle richieste di estorsione. Si è oramai consolidato un sistema di tutela e supporto in grado di assicurare le condizioni migliori nei confronti di chi denuncia.
Oggi, come dimostrano le centinaia di storie di commercianti e imprenditori palermitani che hanno denunciato negli ultimi venti anni grazie anche al nostro supporto, ci si può opporre alle estorsioni persino in contesti difficili come Borgo Vecchio, senza esporsi e ricercare ribalte a cui invece fu costretti Libero Grassi.
Tuttavia, se si vuole imprimere una svolta decisiva per superare fenomeni criminali ed estorsivi occorre che la politica investa su aree come Borgo Vecchio, attraversate da profonde sacche di povertà e degrado e in cui diritti come quello alla casa, al lavoro, all’istruzione e alla salute restano un miraggio per molti.
Non ci si può affidare soltanto al lavoro di magistrati e forze dell’ordine ma occorre che la politica crei un’alternativa sociale ed economica a Cosa nostra.