I cinque arresti di oggi completano una lunga ed efficace indagine del nucleo investigativo dei Carabinieri di Palermo che ha coinvolto, tra gli altri, anche un commerciante palermitano assistito dalle nostre associazioni sin dai primi momenti della sua collaborazione ed ha messo fine ad una pesante storia di estorsione. La scelta di resistere, infatti, è maturata tutt’altro che in solitudine ed è il risultato di un laborioso percorso fatto insieme a Libero Futuro ed Addiopizzo.I fatti emersi dall’indagine e confermati dal commerciante descrivono una situazione opprimente, già emersa nell’indagine Hybris dello scorso anno, nella quale a Pagliarelli il pizzo poteva essere pagato anche con merce, servizi o acquistando interi blocchetti della riffa finta. Naturalmente vi sono stati anche tentativi di interferire con le scelte imprenditoriali perché l’organizzazione mafiosa, come si sa, non si accontenta di estorcere soldi o merce ma spesso impone personale e fornitori, o tende a svolgere il ruolo di intermediazione fra imprese concorrenti al fine di favorire quelle più controllate o asservite.Ormai sono molti gli imprenditori ed i commercianti che nel mandamento di Pagliarelli hanno denunciato o collaborato, rendendo ancora più efficace l’azione repressiva della Magistratura e delle Forze dell’ordine che hanno decimato l’organizzazione criminale. Rivolgiamo un appello a tutti coloro che ancora subiscono in silenzio, affinché trovino il coraggio di denunciare cogliendo il momento favorevole di massima debolezza di Cosa Nostra.
A trentaquattro anni dalla lettera “Al Caro estorsore” di Libero Grassi, Addiopizzo presenta la nuova App del consumo critico antiracket “Pago chi non paga”
Il 10 gennaio 1991 Libero Grassi denunciava sulle pagine del Giornale di Sicilia i suoi aguzzini con la lettera al...