Giovanni Panunzio nasce a Foggia nel 1941. È un lavoratore che parte dal basso: prima lavora in un panificio, poi fa il manovale, fino a diventare carpentiere. Negli anni ’80 decide di aprire una propria attività, un’impresa edile. La ditta di Giovanni sembra ben avviata e i suoi settanta operai ne sono la piena testimonianza. Il lavoro onesto, però, comincia a dare fastidio ed è in questo preciso momento che l’imprenditore foggiano deve fare i conti, per la prima volta, con la mafia locale, allora chiamata la “Società”.
È il 1989. Panunzio riceve la prima richiesta estorsiva pari a due miliardi di lire. L’imprenditore dirà no, dimostrando di rifiutare il coinvolgimento in un sistema malato, diventato una regola in quel mondo degli appalti pugliesi. Da questo gesto scatteranno le prime minacce nei confronti di Giovanni. Il senso civico dell’imprenditore lo porterà a denunciare il racket e alla scrittura di un suo personalissimo “memoriale” dove fa nomi e cognomi dei suoi estorsori. Questa denuncia sarà essenziale per far scattare una serie di pesanti arresti che colpiranno la malavita locale. La “Società”, spiazzata da ciò, attenderà il 6 novembre 1992 per vendicarsi e assassinare Giovanni Panunzio.
La sua morte, in un primo momento, anziché suscitare la voglia di riscatto di un’intera comunità fa accartocciare nel silenzio la sua città.
A scardinare il sistema omertoso ci penserà Mario Nero, testimone oculare dell’accaduto, che denuncerà quanto visto. La vicenda Panunzio non cadrà nel dimenticatoio, riecheggerà nel tempo e successivamente, grazie alla famiglia, con la creazione dell’associazione “Giovanni Pannunzio- Eguaglianza Legalità Diritti” ci mostrerà la chiara volontà di cambiamento di una città che ora è più vicina che mai al gesto di Giovanni e alla sua voglia di dire NO alla mafia.