Gaetano Giordano era un imprenditore, gestiva insieme alla famiglia tre negozi di profumeria nella città di Gela in provincia di Caltanissetta. Nel 1989, a seguito di una richiesta estorsiva, fece regolare denuncia. La sera del 10 novembre del 1992, Giordano venne ucciso sotto casa con cinque colpi alla schiena, mentre stava rientrando con il figlio, rimasto ferito nella sparatoria.
L’uccisione di Giordano fu concepita non solo come azione punitiva nei suoi confronti, ma doveva anche essere un monito per tutti i negozianti e gli imprenditori che si rifiutavano di pagare il pizzo. Infatti, secondo quanto riferito da alcuni collaboratori di giustizia, la decisione di uccidere proprio lui avvenne con una estrazione a sorte tra una rosa di nomi di commercianti che avevano denunciato il racket delle estorsioni.
Dopo il delitto, la moglie Franca Evangelista, pur essendo di Genova, decise di rimanere a Gela e di proseguire con coraggio l’attività del marito nella conduzione delle loro attività commerciali.
L’effetto intimidatorio degli omicidi lasciava, però, poco spazio alla speranza di un cambiamento. La svolta avvenne grazie alla nascita di un’associazione antiracket, sorta nel 2005, dall’idea di Tano Grasso che coinvolse un certo numero di imprenditori che si adoperarono per fondare l’associazione intitolata proprio a Gaetano Giordano.