In ricordo di Pio La Torre

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30 Aprile 2023

Cresciuto in una famiglia di umili origini nella periferia di Palermo, nella zona di Altarello di Baida, in quella che negli anni della sua infanzia era la Conca D’oro, la piana di agrumeti della città. Fin da subito si appassiona alle lotte sociali, vicino ai braccianti, avendo vissuto in prima persona privazioni e sacrifici, si fa portavoce delle rivendicazioni aprendo una sezione del Partito Comunista nella borgata. Nel 1947, partecipa attivamente alle lotte contadine e diviene responsabile giovanile della Cgil e del Pci, e nel 1949 avvia il movimento di occupazione delle terre sotto lo slogan “la terra a tutti”. La protesta da lui guidata prevedeva la confisca delle terre incolte o mal coltivate e l’assegnazione in parti uguali a tutti i contadini che ne avessero bisogno. Dopo aver ricoperto varie cariche all’interno di Cgil e Pci, viene eletto Deputato al Parlamento nel 1972, divenendo uno dei più stretti collaboratori di Enrico Berlinguer, occupandosi di agricoltura e soprattutto, di antimafia.

Durante quegli anni, lavora all’interno della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia e proprio in questa sede, porta avanti il lavoro più importante della sua vita: una proposta di legge che Pio non avrà mai l’emozione di vedere trasformata in legge. In quella proposta che poi diventerà la legge Rognoni-La Torre (Legge 13 dicembre 1982 n. 646) c’era due importantissimi elementi rivoluzionari: l’introduzione nel codice penale del reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni riconducibili alle attività illecite dei condannati. Per la prima volta un riconoscimento giuridico della mafia e un attacco diretto ai loro patrimoni.

Quando Pio rientra in Sicilia, nel 1981, ha il tempo di intraprendere un’ultima battaglia politica contro l’installazione di missili Nato nella base militare di Comiso, nei pressi di Ragusa. L’anno seguente, la mattina del 30 aprile 1982 viene assassinato mentre si recava in via Turba nella sede del partito, insieme al compagno Rosario Di Salvo, che perde la vita insieme a lui.

La vicenda giudiziaria si conclude nel 2007, quando grazie alle rivelazioni dei collaboratori di giustizia, vengono condannato all’ergastolo gli esecutori materiali del delitto Giuseppe Lucchese, Nino Madonia, Pino Greco e Salvatore Cucuzza e individuati i mandanti in Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci.

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