Confermate in appello le condanne con una riduzione delle pene nel processo Maqueda, nato dall’opposizione di 11 commercianti di origine straniera accompagnati a denunciare da Addiopizzo.
A poco meno di cinque anni dagli arresti che hanno coinvolto nove soggetti che a Palermo ed in particolare in via Maqueda erano dediti a estorsioni, rapine, violenze e minacce ai danni di 11 commercianti di origine straniera, il Tribunale di Palermo si è pronunciato anche in appello con sentenza di condanna, con una riduzione delle pene.
Seppure i soggetti condannati non facessero parte della famiglia mafiosa del quartiere, hanno commesso i reati con modalità mafiose e con l’aggravante della discriminazione razziale. Una sequela di fatti e violenze che avevano messo a ferro e fuoco la strada di via Maqueda e il quartiere di Ballarò.
Le storie di alcuni di loro sono incredibili: partiti più di quindici fa dal Bangladesh, dopo un lungo viaggio in mare, sono sbarcati sulle coste siciliane. Hanno aperto attività commerciali, hanno creato famiglie e concepito figli che si sono perfettamente integrati nel territorio.
Cinque anni fa, alcuni di loro ci contattarono perché vessati da anni da un gruppo criminale: richieste di denaro, minacce, rapine, furti e aggressioni erano all’ordine del giorno. La paura era pressante ed erano costretti a lavorare barricati all’interno delle loro attività e a chiuderle già nel primo pomeriggio perché all’imbrunire in via Maqueda il clima era da coprifuoco.
Ci siamo conosciuti, abbiamo condiviso le loro sofferenze, si è instaurato un rapporto di fiducia ed è iniziato in clandestinità – mentre in via Maqueda si sparava in pieno giorno contro altri cittadini di origine straniera – un percorso di denuncia, che a distanza di tre anni ha portato a una sentenza senza precedenti.
Perché le organizzazioni criminali non discriminano: basano la loro forza anche sul controllo del territorio e sfruttano tutti allo stesso modo, indifferentemente dal colore della pelle o dal passaporto.
Nel processo dove nel corso delle udienze non sono mancati momenti di tensione, le vittime che abbiamo accompagnato e supportato hanno testimoniato e raccontato con dignità e compostezza il terrore e le violenze subite.
In 16 anni di impegno quotidiano abbiamo supportato centinaia di vittime: fatti che hanno segnato la storia recente della città di Palermo, dove il fenomeno estorsivo non è più diffuso come in passato.
In questo contesto, un gruppo di commercianti arrivato da lontano, ha preso posizione contro un problema tutto italiano, dimostrando quel coraggio che altri cittadini non sempre hanno avuto.
Per questo pensiamo che la scelta di denuncia di questi coraggiosi uomini sia un esempio nei confronti di molti che ancora oggi a Palermo e in altre aree del Paese si piegano alle estorsioni e ai condizionamenti mafiosi. Un’esemplare storia di sinergia tra alcuni commercianti di origine straniera, Addiopizzo, Squadra Mobile e Procura di Palermo.
Adesso ci auguriamo che l’intera comunità cittadina e le istituzioni sostengano e proteggano questi nostri fratelli che hanno dato alla città di Palermo e al Paese un significativo esempio di civiltà e cittadinanza.
RASSEGNA STAMPA
Sentenza Maqueda – VIDEO
TG3 4/04/ 2019
“Estorsioni razziste e mafiose”. Otto condannati e un assolto
Giornale di Sicilia, 05/04/2019
Pizzo agli stranieri della zona di Ballarò. Le vittime in aula indicano gli esattori
Giornale di Sicilia, 02/03/2018
Palermo, le vittime bengalesi del pizzo accusano gli estorsori
la Repubblica Palermo, 01/03/2018