La mattina del 6 gennaio 1980, mentre si recava a Messa con la famiglia, veniva ucciso in via Libertà davanti alla propria abitazione il Presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella. Soccorso dal fratello Sergio, l’attuale Presidente della Repubblica, morì mezz’ora dopo fra le sue braccia.
Piersanti Mattarella era stato eletto Governatore nel 1978, dopo essere stato Consigliere comunale a Palermo, Deputato e Assessore regionale al Bilancio in Sicilia.
Non risparmiò a Cosa nostra la serietà e il rigore che metteva nell’attività politica, specie quando si trattò di mettere mano a quegli Assessorati in cui la presenza di interessi e infiltrazioni mafiose era più pervasiva, primo fra tutti quello all’Agricoltura.
Fin da subito si intuì che dietro l’omicidio di Mattarella non c’era solo la mano mafiosa, ma anche quella del terrorismo neofascista. Nel 1989 fu direttamente il Procuratore aggiunto Giovanni Falcone a emettere diversi mandati di cattura per omicidio e favoreggiamento contro Valerio Fioravanti e altri esponenti di estrema destra, sospettati di aver partecipato all’omicidio Mattarella su richiesta del boss Pippo Calò. Nel 1995 vennero condannati all’ergastolo ben 7 boss mafiosi, ma furono assolti i neofascisti. Dopo 44 anni dell’omicidio Mattarella non si conoscono ancora gli autori materiali.
«Ciascuno ogni giorno isoli e respinga i comportamenti mafiosi e non si pieghi ad essi. Deve essere pur possibile ai giovani, – a tanti giovani che vediamo anche in Sicilia così ansiosi di rinnovamento, così desiderosi di maggiore giustizia, così vivi, così attenti a tutto ciò che accade attorno ad essi – deve essere pur possibile, dicevo, a questa generazione di siciliani il venire a capo di questo triste fenomeno, di isolarlo, batterlo, vincerlo per sempre».
(Piersanti Mattarella)