Fonte: la Repubblica Palermo
“Sendo io seco una sera d’estate, vidi che scontrò vicino alla piazza che chiamasi in Palermo la bucceria vecchia, un giovene di cui egli aveva richiamo grande, che, per paura si facesse dar denaro dai mercanti di Loggia e cose simili».
Così Argisto Giuffredi, in un manoscritto dal titolo Avvertimenti cristiani, presumibilmente del 1585, racconta quel che gli è capitato, mentre in compagnia del capitano di città Fabio Bologna passava per le strade della Bucceria, termine che deriva dal francese boucherie, mercato delle carni.
Incontrano un giovane che chiede il pizzo ai mercanti. È uno dei documenti più antichi sulla pratica dell’estorsione in uno dei mercati più affollati della città.