«Quando mio padre, a Palermo, andò al liceo Gonzaga e al Garibaldi per incontrare i giovani, li invitò a essere liberi, a costruirsi un futuro con i propri meriti. Pose il problema della raccomandazione più della mafia perché la considerava la premessa». Nando Dalla Chiesa, figlio del generale-prefetto ucciso da Cosa nostra, professore di Sociologia della criminalità organizzata all’Università di Milano, parla del concorsone per agenti forestali marchiato da parentopoli. A esserne penalizzata, spiega, «è l’immagine della Sicilia, che sembra tornare indietro al passato dei suoi signorotti di campagna: “Questa è la mia proprietà”. Tutto ciò è deprimente e porta i migliori ad andare via».
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Servizio TGS