32 anni fa la lettera al “caro estortore”

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13 Gennaio 2023

In occasione dell’anniversario dell’appello di Libero Grassi, abbiamo accolto presso la nostra sede gli studenti per una mattina dedicata non solo alla memoria, ma anche a un’analisi sul pizzo oggi: cos’è cambiato e quanto ancora resta da fare.

10 gennaio 1991. Libero Grassi denunciava sulla prima pagina del Giornale di Sicilia i suoi aguzzini. L’appello veniva ripreso da altri quotidiani e in televisione generando molto scalpore e segnando, secondo molti, l’inizio della lotta contro le estorsioni.

A 32 anni da quell’evento, abbiamo accolto nella nostra sede circa 40 studenti provenienti dagli istituti superiori C. Finocchiaro Aprile e G.A. De Cosmi di Palermo, per condividere con i ragazzi un momento di riflessione e incontro. La mattinata è iniziata con un momento a cura dei nostri volontari per approfondire la storia di Libero Grassi, con immagini e filmati dell’epoca, e comprenderne le ricadute sulla lotta al pizzo e il legame con la nascita di Addiopizzo.

A seguire, l’incontro con Alice e Alfredo, figlia e nipote di Libero, e con Roberto Cottone, titolare insieme ai fratelli della rinomata pizzeria La Braciera e protagonisti di una recente storia di denuncia e liberazione dal pizzo.

Dal dialogo con gli studenti sono emerse curiosità e domande riguardo al fenomeno mafioso, percepito come più distante dai giovani ma non per questo assente nella quotidianità. Ascoltare le testimonianze dirette li ha aiutati a meglio comprendere la complessità e l’attualità del fenomeno mafioso, quanto possa incidere sulla vita di ciascuno, portando i ragazzi presenti a riflettere e immedesimarsi maggiormente.

Grazie al racconto diretto di una vittima del racket che ha trovato il coraggio di denunciare, i ragazzi hanno appreso che oggi la scelta di opporsi alle estorsioni è possibile e non ha nemmeno bisogno del clamore mediatico a cui fu costretto, suo malgrado, Libero Grassi.

I processi, celebrati negli ultimi due decenni grazie al lavoro di magistrati e forze dell’ordine e con l’ausilio di reti sociali di supporto, raccontano infatti che a Palermo sono maturate centinaia di denunce di commercianti e imprenditori che si sono opposti a Cosa nostra e che dopo tale scelta sono riusciti a proseguire la loro attività economica in condizioni di normalità.

Va però rilevato che sono ancora molti, specie in alcune aree della città e in specifici settori, coloro che pagano le estorsioni e non denunciano. Su questo tema abbiamo di recente condiviso una nostra analisi, avanzando una proposta concreta per far fronte al nuovo scenario, caratterizzato non più prevalentemente dalla paura di chi sceglie di pagare e non denunciare gli estorsori, ma in molti casi dalla connivenza con l’organizzazione mafiosa. Leggi l’articolo

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