BENI COMUNI CONTRO COSA NOSTRA

da

25 Luglio 2013

I Beni comuni, secondo la definizione che abbiamo adottato come nostra piattaforma politica, cioè secondo la definizione che ne dà la Commissione Rodotà, sono quei beni che non rientrano stricto sensu nella specie dei beni pubblici. I Beni comuni sono a titolarità diffusa, potendo appartenere non solo a persone pubbliche, ma anche a privati.Ne fanno parte, essenzialmente, le risorse naturali, come i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque; l’aria; i parchi, le foreste e le zone boschive; le zone montane di alta quota, i ghiacciai e le nevi perenni; i tratti di costa dichiarati riserva ambientale; la fauna selvatica e la flora tutelata; le altre zone paesaggistiche tutelate. Vi rientrano, altresì, i beni archeologici, culturali, ambientali. Sono beni che soffrono di una situazione altamente critica, per problemi di scarsità e di depauperamento e per assoluta insufficienza delle garanzie giuridiche. Proprio per questo motivo riteniamo sia necessario quanto proposto dalla Commissione Rodotà, cioè che venga introdotta una nuova categoria giuridica, appunto quella dei Beni comuni.Questa riforma supererebbe quindi la classica dicotomia beni privati – beni pubblici, determinando, tra l’altro, una ridefinizione giuridica di ciò che è bene pubblico, nonché  paradigmatica delle cose che sono definibili “beni”.

L’introduzione di questa nuova categoria guridica offrirebbe infatti un punto di riferimento forte per i movimenti sociali che con le loro lotte estendono il dominio semantico di ciò che è definibile Beni comuni.

Secondo noi, la cultura dei Beni comuni è lo strumento più avanzato per contrastare la cultura mafiosa, nonché la signoria territoriale di Cosa nostra.

Un bene di cui non ci può essere un’appropriazione (né criminale né legale, cioè che non è privatizzabile a termini di legge) è un’entità “inclusiva” che promuove necessariamente  l’attivazione e la responsabilizzazione delle comunità locali, quali comunità di riferimento, per la gestione e fruizione del bene stesso, nell’interesse collettivo.

I Beni comuni assumono valore in quanto intimamente collegati alla vita e alle relazioni fra gli individui, strumentali alla realizzazione dei diritti di cittadinanza e per ciò sono da porre a fondamento di una democrazia partecipativa autentica, fondata sull’impegno e la responsabilità di ciascuno, nell’interesse di tutti, anche delle future generazioni. Quelle che potranno conoscere Cosa nostra solo dai libri di storia, perché chi li ha preceduti ha lottato vittoriosamente per i Beni comuni.

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