La Cassazione mette il sigillo sul processo Cupola 2.0: la liberazione delle vittime con l’aiuto di Addiopizzo

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Si è concluso in Cassazione il processo, abbreviato, Cupola 2.0. Una delle inchieste più importanti degli ultimi anni condotte dalla procura di Palermo e l’arma dei carabinieri, perché ha consentito di sventare un nuovo tentativo di ricostituire la commissione provinciale di Cosa nostra dopo la morte del boss, Totò Riina, che ne era stato per più di un quarto di secolo il capo indiscusso.

La sentenza dei giudici dell’Alta corte ha confermato la sentenza di appello nei confronti della maggior parte degli imputati e riconosciuto il ruolo delle vittime di estorsioni (in particolare il titolare di un bar del centro di Palermo e di un’impresa della provincia), che dopo le coraggiose denunce si sono costituite parte civile con l’ausilio del nostro movimento. 

Commercianti che con l’aiuto di Addiopizzo, pur tra tante difficoltà, continuano a lavorare a Palermo e in provincia, laddove hanno sempre vissuto e operato. Operatori economici che hanno fatto la loro scelta di opposizione a Cosa nostra rifuggendo da rappresentazioni eroico mediatiche che, oltre ad essere anacronistiche, allontanano i cittadini da una battaglia che ha bisogno di normalità oltre che di gente comune. 

Un risultato importante che riteniamo debba servire da sprone nei confronti di coloro che purtroppo continuano a sottostare alle logiche estorsive di Cosa nostra. 

Lo abbiamo affermato diverse volte, ma è bene ribadirlo con forza, che c’è ancora chi continua a pagare le estorsioni e non denunciare: adesso è il momento di abbattere il muro di omertà.

Solo con una decisa e sentita azione popolare, con la strategia delle denunce collettive, riusciremo a sconfiggere il fenomeno delle estorsioni. Noi continueremo a esserci, per strada, con la passione civile che abbiamo dimostrato, con l’impegno quotidiano, con il coraggio e il senso di responsabilità verso il futuro.

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