In uno dei filoni del processo Talea 2 hanno testimoniato i titolari della pizzeria La Braciera che avevano denunciato con l’ausilio del nostro movimento.
Nel corso della deposizione sono stati ricostruiti in aula gli episodi estorsivi subiti dal momento in cui è stata rilevata l’attività fino a pochi anni fa. Quella di Antonio, Roberto e Marcello è una storia che rappresenta il percorso di denuncia a cui ci si dovrebbe ispirare se si vuole imprimere una svolta seria sul fronte delle estorsioni.
Sono stati necessari due anni di incontri, in cui sono state condivise paure, silenzi, incertezze, solitudini, ansie e preoccupazioni, in clandestinità, prima che tutto ciò sfociasse nella stesura di verbali di denuncia che hanno aperto lo squarcio su venti anni di estorsioni.
Si è creato un rapporto di fiducia, si è riusciti ad arrivare al punto in cui le vittime decidessero di raccontare fatti e personaggi coinvolti in molteplici estorsioni su cui diversamente non si sarebbe fatta luce.
Non siamo eroi, vogliamo lavorare. Mi dispiace che alcuni magari cerchino di cavalcare mediaticamente la loro ribellione al racket, in certi casi pensando di risollevare attività che in realtà sono solo mal gestite. Non ci siamo mai sentiti soli grazie al sostegno di Addiopizzo, delle forze dell’ordine e della magistratura.
Con queste considerazioni Antonio, titolare della pizzeria insieme ai fratelli Roberto e Marcello, aveva commentato il percorso di questi anni.
Al di là dell’esito processuale si è definitivamente chiusa una stagione di sofferenze diventata nel frattempo di liberazione.
Questo è il nostro modo di operare oltrechè la strada attraverso cui riteniamo si possono definitivamente affrancare le vittime dal fenomeno estorsivo evitando così che tutto continui a perpetuarsi senza soluzioni di continuità e in corsi e ricorsi storici.
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