PALERMO – “Ho capitato un po’ di polvere, qualche cinque chili… male che vada gli faccio saltare la casa… lui per il culo non mi ci prende zio Totò, gliela faccio saltare la casa può stare sicuro”, così diceva Filippo Cimilluca a Salvatore Catalano.
Ce l’avevano con l’imprenditore a cui avevano imposto di diventare soci dandogli dei soldi per la ristrutturazione dei locali e da cui, secondo la ricostruzione della Procura di Palermo, pretendevano 30 mila euro di buonuscita quando decise di cedere l’attività. I particolari emergono dall’inchiesta che ha portato all’arresto di Cimilluca e Catalano assieme a Vito Pampinella per l’estorsione aggravata dal metodo mafioso.