Memoria e impegno, ricordando Giorgio Ambrosoli

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11 Luglio 2024

L’11 luglio 1979, 45 anni fa, la mafia eliminava a Milano Giorgio Ambrosoli, avvocato e commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, che il banchiere Michele Sindona aveva portato sull’orlo del fallimento, come con la ventesima banca americana, la Franklin National Bank. 

Ambrosoli era stato scelto dal Governatore della Banca d’Italia nel 1974 per cercare di fare chiarezza sulla situazione economica e finanziaria della Banca Privata Italiana e in particolare sulle ingerenze di pezzi della politica, della massoneria e della criminalità organizzata sul medesimo istituto di credito. Non ci volle molto per riscontrare gravissime irregolarità nei conti e la falsificazione dei libri contabili.
Peraltro in quegli anni, infatti, Sindona aveva inserito nelle società finanziarie da lui controllate gli investimenti del mafioso americano John Gambino, attraverso cui anche i boss siciliani Stefano Bontate, Salvatore Inzerillo e Rosario Spatola investivano denari di provenienza illecita nelle medesime società.

Da subito Ambrosoli fu oggetto di pressioni e intimidazioni finalizzati ad evitare l’incriminazione del banchiere Sindona. Fu proprio la sera prima di sottoscrivere una dichiarazione formale per confermare la propria analisi sulla situazione della banca che Ambrosoli venne ucciso sotto casa sua a Milano con quattro colpi di pistola dal mafioso italoamericano William Aricò. 

Quella di Giorgio Ambrosoli è la storia di uno di quei professionisti che ha pagato con la vita il prezzo della diligenza e dell’alto rigore morale nel proprio lavoro: «A quarant’anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l’incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell’interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici», scriveva alla moglie nel 1975, a cui affidava i figli, nel caso in cui a lui fosse successo qualcosa: «Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa». 

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