33 anni fa la lettera al “caro estortore”, il ricordo di Libero Grassi con gli studenti di Palermo

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10 Gennaio 2024

Sono trascorsi 33 anni dal momento in cui Libero Grassi denunciava i suoi aguzzini sulla prima pagina del Giornale di Sicilia. La lettera al “caro estortore“, un atto di coraggio da parte dell’imprenditore tessile palermitano, ha generato allora clamore e, secondo molti, ha segnato, in maniera tangibile, l’inizio della lotta contro le estorsioni.
In occasione di questa ricorrenza per noi significativa, abbiamo accolto nella nostra sede una cinquantina di studenti dell’I.T.S.T. “
Vittorio Emanuele III” di Palermo, per un momento di dialogo e riflessione. All’incontro hanno preso parte Davide e Alfredo, figlio e nipote di Libero Grassi, e Roberto Cottone, titolare insieme ai fratelli della pizzeria La Braciera, che anni fa ha denunciato il pizzo e la cui testimonianza è un esempio tangibile di liberazione.

Dopo una presentazione introduttiva sulla nascita della nostra sede a cura del nostro Pico Di Trapani – i locali di via Lincoln 131 sono un bene confiscato al boss Masino Spadaro, secondo la legge 109/96 – è stata approfondita con i ragazzi la storia di Libero Grassi, attraverso le parole di Davide Grassi.

Il figlio ha ripercorso le tappe imprenditoriali più rappresentative, evidenziando il suo rapporto con il padre e mettendo in luce le dinamiche estorsive di allora. È stato un momento importante in cui gli studenti hanno potuto comprendere le motivazioni che hanno spinto Libero Grassi a denunciare apertamente i suoi estorsori. Durante l’incontro, proiettando la storica intervista di Libero Grassi a Samarcanda dell’11 aprile 1991, è stata raccontata la condizione di isolamento a cui fu costretto l’imprenditore tessile. 

Da allora sono cambiate le dinamiche e la prospettiva e si sono, soprattutto, create le condizioni per cui si possa compiere la scelta di denunciare le estorsioni senza essere lasciati soli e isolati. A riguardo la testimonianza di Roberto Cottone, così come le centinaia denunce di commercianti e imprenditori che si sono opposti a Cosa nostra, grazie al lavoro di magistrati e forze dell’ordine, con il sostanziale supporto di realtà sociali, dimostrano come sia maturato, dalla lettera al “caro estortore” ad oggi, un sentimento di azione e reazione collettiva.

Su questo versante, guardando al futuro, crediamo che sia fondamentale coinvolgere attivamente i giovani parlando di mafia e dialogando con loro su come contrastare oggi il mutato fenomeno estorsivo. Alfredo Chiodi, il nipote di Libero Grassi, a tal proposito, ha voluto fare un invito agli studenti che hanno partecipato alla ricorrenza nei locali di via Lincoln. 

 Spesso, ancora oggi, la Sicilia è accostata a stereotipi che non riflettono la realtà e l’impegno di coloro che vogliono un cambiamento positivo. Siamo però noi, i giovani, coloro che devono narrare una Sicilia diversa, in virtù del nostro presente e della storia che portiamo con noi. È nostro compito impegnarci quotidianamente per essere protagonisti del nostro presente, migliorandolo e sfidando i luoghi comuni che ci circondano“.  

In questo 33° anniversario della lettera al “caro estortore”, vogliamo dunque continuare a raccontare e ricordare la storia di Libero Grassi, impegnandoci per un futuro libero da condizionamenti mafiosi, perché con il contributo di ognuno possiamo costruire una comunità che sceglie con senso critico e consapevolezza di dire “no” al pizzo. 

 

 

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