Calogero Zucchetto, detto “Lillo”, originario di Sutera, si arruola a 19 anni e fu tra i primi poliziotti a far parte della scorta del giudice Giovanni Falcone, negli anni ’80.
Successivamente entra nella Squadra mobile di Palermo e collabora con Ninni Cassarà, insieme a cui redige il Rapporto Greco Michele + 161 , che identificava la struttura di Cosa nostra e evidenziava l’ascesa del clan dei corleonesi Riina e Provenzano. Zucchetto riesce a convincere alla collaborazione Totuccio Contorno, le cui rivelazioni saranno cruciali proprio per il “Rapporto 162” che traccerà la mappa aggiornate delle famiglie mafiose.
Dopo l’operazione che portò all’arresto di Salvatore Montalto, boss di Villabate, avvenuto il 7 novembre del 1982, Cosa nostra decide di eliminare Zucchetto: il 14 novembre 1982, in via Notarbartolo, fu ucciso con cinque colpi alla testa da due uomini in moto. I killer furono Mario Prestifilippo e Pino Greco, visti da Zucchetto nei pressi della villa di Montalto. I mandanti furono Riina, Provenzano e Ganci.
“Lillo” aveva 27 anni, vittima del dovere e della sua passione per la giustizia. Ricevette la Medaglia d’oro al valor civile.
Il collega Pippo Giordano ricorda:
Al funerale di Lillo, non c’erano cittadini palermitani, eravamo solo noi. La frase più sentita era ‘sunnu fatti di iddi’, ovvero dei poliziotti. La mafia diffuse la voce che fu ucciso per motivi di ‘fimmini’…”.
Dieci anni dopo, vicino al luogo dell’agguato, fu piantato “L’Albero” di Falcone.



