Si è concluso in ordinario uno dei tronconi del processo Talea 2 in cui sono stati condannati gli imputati e dove i titolari della pizzeria La Braciera, che avevano denunciato con l’ausilio del nostro movimento, erano costituiti parte civile.
In sentenza il Tribunale ha riconosciuto un risarcimento maggiore ad Addiopizzo rispetto alle altre associazioni costituite parte civile, probabilmente alla luce dell’assistenza fornita nel corso delle indagini e nel processo alle vittime di estorsione.
Un anno e mezzo di incontri, paure, silenzi, incertezze, solitudini, ansie e preoccupazioni prima che tutto sfociasse in un racconto di anni di estorsione e in pagine di verbali di denuncia. Un racconto che è poi confluito nell’operazione della procura di Palermo che nel 2018 aveva ancora una volta colpito esponenti del mandamento Resuttana San Lorenzo, accusati di estorsione ai danni di commercianti e imprenditori.
“Non siamo eroi, vogliamo lavorare. Mi dispiace che alcuni magari cerchino di cavalcare mediaticamente la loro ribellione al racket, in certi casi pensando di risollevare attività che in realtà sono solo mal gestite.
Non ci siamo mai sentiti soli grazie al sostegno di Addiopizzo, delle forze dell’ordine e della magistratura.”
Con queste considerazioni Antonio, titolare della pizzeria insieme ai fratelli Roberto e Marcello, aveva commentato il percorso di questi anni.
La sentenza di oggi ci racconta anche questa volta come ormai esista la concreta possibilità di denunciare. Tuttavia va sottolineato che a una sempre più incisiva e costante azione repressiva portata avanti da magistrati e forze dell’ordine, non seguono vigorose politiche sociali e sul lavoro, fondamentali per superare fenomeni criminali e mafiosi.
Viviamo, purtroppo, in un contesto dove diritti essenziali come quelli alla casa e al lavoro sono ancora un miraggio per molti, costretti a vivere in condizioni di degrado e povertà diffuse.
Per questa ragione da diversi anni, pur non allentando il gravoso impegno di aiutare chi si oppone alle estorsioni, cerchiamo di fare la nostra parte nel quartiere Kalsa di Palermo dove siamo impegnati in interventi di inclusione sociale abitativa, educativa e lavorativa nei confronti di chi vive situazioni molto difficili: figli di chi non ha un lavoro, una casa e a volte anche da mangiare.
Figli di questa città che hanno diritto ad avere diritti e che senza opportunità e alternative rischiano di diventare la nuova manovalanza criminale del futuro.
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