da l’ agenda dell’antimafia – Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” – Palermo
1978. Sui binari della ferrovia Trapani-Palermo, nei pressi di Cinisi (Palermo), vengono trovati i resti del corpo di Giuseppe Impastato, dilaniati da un’esplosione. Proveniente da una famiglia mafiosa, giovanissimo aveva rotto con il padre e la parentela e avviato un’attività antimafia, impegnandosi nei gruppi di Nuova Sinistra e conducendo campagne di denunzia e mobilitazione, assieme a un’intensa attività culturale, negli ultimi anni attraverso i microfoni di Radio Aut.
Era candidato alle elezioni comunali in una lista di Democrazia proletaria. In seguito alla diffusione di un volantino in cui Giuseppe indicava il capomafia Gaetano Badalamenti come “esperto di lupara e traffico di eroina”, il padre Luigi aveva avuto un incontro con i mafiosi ed era andato negli Stati Uniti a cercare protezione per il figlio. Nel settembre del 1977 Luigi era morto in un incidente stradale che potrebbe essere un omicidio camuffato.
Forze dell’ordine e magistratura sostengono che Giuseppe Impastato si era suicidato compiendo un atto terroristico. I compagni di militanza, i familiari che rompono con la parentela mafiosa e il Centro siciliano di documentazione, successivamente intitolato a Impastato, sostengono che si tratta di un omicidio mafioso e stimolano la magistratura a fare giustizia, indicando Gaetano Badalamenti come mandante del delitto.
L’inchiesta è stata chiusa e riaperta varie volte finché nel 2002 Badalamenti viene condannato all’ergastolo. Nel 2001 era stato condannato il vice di Badalamenti viene condannato all’ergastolo. Nel 2000 la Commissione parlamentare antimafia ha approvato una relazione in cui si afferma che rappresentanti delle istituzioni hanno depistato le indagini.
Consulta il programma del 46esimo anniversario dell’omicidio mafioso di Peppino Impastato.