Giovanni Panunzio nasce a Foggia il 4 febbraio del 1941. Sui valori dell’onestà e del coraggio costruì la sua fortuna, sino a divenire uno tra i più importanti costruttori della città. Nel dicembre del 1989 decise di non piegarsi alle richieste estorsive della mafia locale. Seguirono intimidazioni, un tentato omicidio e la stesura di un memoriale in cui denunciò pubblicamente i suoi estorsori, risoluto a non pagare.
Purtroppo, l’esposizione pubblica decretò la sua condanna a morte. La sera del 6 novembre 1992, di ritorno a casa, dopo aver assistito al consiglio comunale che stava discutendo il piano regolatore urbano, fu ucciso da quattro colpi di pistola: alle spalle, ai polsi, alla gola. L’esecutore fu Donato Delli Carri, uno degli affiliati alla “Società”, la mafia allora emergente, identificato e arrestato grazie alla testimonianza di Mario Nero. Panunzio ruppe il silenzio che, fino ad allora, aveva protetto la criminalità organizzata e, grazie al suo memoriale, si arrivò al primo processo.
Significative le parole del figlio Michele a trentadue anni dalla scomparsa del padre:
Sicuramente la vicinanza della cittadinanza c’è ma, non so per quale motivo, quando c’è un momento di raccoglimento tendono a sfuggire, forse perché non vogliono essere visti, notati.
Questa, la fotografia di una città che conserva memoria ma fatica a trasformarla in impegno pubblico. L’omertà resta il vero nemico da abbattere, perché priva di voce chi dovrebbe fare delle vittime innocenti, non eroi da ricordare, ma esempi da perseguire, contro un silenzio complice.



